Giudizio Universale – Terza e ultima parte

Parte prima

Parte seconda

Parte terza

Da chi e cosa ripartire – società

Da cosa ripartire? Innanzitutto dal comunicato del CSG, in cui in estrema sintesi si parla di un repulisti generale. Siamo al “reset” quindi, compresi i contratti in essere con giocatori professionisti. Senza ironia, dico che è il miglior modo per ripartire con un progetto nuovo. Riconoscenti al sig. Mario Ghiacci (verso Reggio Emilia?), senza il quale il 2019 poteva essere l’anno del nuovo fallimento della Pallacanestro Trieste, è ora di formare un nuovo gruppo dirigenziale. Primo scoglio: chi nei ruoli chiave? Esiste a Trieste una competenza (con esperienza) strutturata per assurgere al ruolo di supporto operativo a Richard De Meo? Io non ne trovo una. Finiamola anche di tirare la giacchetta Boscia Tanjevic, ineccepibile figura della pallacanestro mondiale ma che giustamente si gode i nipoti, il sigaro e un buon bicchiere al Caffè degli Specchi. Per quello che concerne il ruolo di General Manager o Direttore Sportivo è una mera questione di “mercato”: necessario stanziare i soldi opportuni per portare un uomo illuminato in grado di muoversi comodamente nella seconda serie ma soprattutto incisivo al piano di sopra. Trieste è una piazza ambita anche in A2, basta volerlo. In seconda serie bisogna “asciugare” il “parco macchine”, ridurre il personale cercando di mantenere addetti ai lavori allineati al principio della competenza e della passione, quella che ti fa lavorare più ore dell’orologio. Sarà fondamentale la comunicazione per convincere gli scettici, non quel minimo sindacale fatto in questa stagione (con curioso incremento all’avvento degli americani); recentemente abbiamo visto cosa può fare il coinvolgimento mediatico abbinato ad una squadra che diverte sul campo.

Tre buoni motivi per ri-partire da Marco Legovich

Lo so che questo capitolo sarà per forza di cose divisivo. Io sono fermamente convinto che la scelta di dare la prima squadra a coach Marco Legovich non è stato un errore, si è sbagliato sui tempi e il materiale umano concessogli, con pochi danari (materiale scelto dal coach ndr). Esplicito i tre motivi che supportano la mia tesi. Punto primo: concedo una chance all’allenatore triestino perché se progetto il lancio di un mio talento giovane, lo devo fare mettendo in preventivo cadute, inciampi e tutto quello necessario in un percorso di crescita professionale. Credo poco a chi si vede dinnanzi a sé srotolato il tappeto rosso, preferisco chi si struttura imparando dalle sconfitte. Punto secondo: un triestino che retrocede ha una voglia di rivalsa da comunicare ai propri giocatori, un elemento credibile e viatico per una stagione da battaglia. Punto terzo: in serie A2 ci sono da gestire due americani, questione nettamente più semplice e circoscritta rispetto all’accozzaglia vista nella massima serie. In ultima analisi parliamo di un allenatore capace, ricordiamolo. Neanche Obradovic avrebbe salvato l’ultima versione della Pallacanestro Trieste dalla retrocessione. Da parte del coach sarà fondamentale imparare da questa “terapia-shock” della retrocessione per fare un bagno di umiltà, sempre utile quando ci si approccia ad un ruolo così totalizzante e delicato come quello di head-coach.

Giocatori

Abbiamo detto dei contratti “stracciati” dal passaggio di regime da professionistico a dilettantistico. Al di là di questo, che sarebbe il meno, visto che con la fiscalità della seconda serie, i giocatori potrebbero intascare anche più soldi, temo che le competenze di Michele Ruzzier e Alessandro Lever meritino la classe superiore; solo una convincente offerta e la promessa di tornare immediatamente in serie A potrebbero fare il “miracolo”. Più probabile mantenere una identità triestina con Stefano Bossi e Lodovico Deangeli, con un “falegname” utilissimo in categoria come Giovanni Vildera. Anche questi ultimi, con Luca Campogrande, potrebbero essere gli ideali combattenti per una stagione di… reazione. Come si evince dalla lista i ruoli chiave saranno coperti dagli americani che, in questo caso e per la categoria, devono necessariamente essere duttili, coprire più ruoli ed essere atletici. Ruoli? Guardia e ala forte, of course.

Si riparte dalla Curva Nord e dai tifosi

Non c’è senso di appartenenza senza citare la Curva Nord, presente in OGNI palazzetto dello stivale, anche infrasettimanalmente. E’ chiaro che la passione non retrocede, può subire un attimo di mortificazione, ma torna più forte di prima quando si alza il sipario della nuova stagione. La loro anima deve essere il detonatore per tutto il folto gruppo di appassionati che domenica sera era con lo sguardo fisso verso il vuoto, sciolto in un pianto o nel mesto rientro a casa dal Dome. Ripartire vuol dire darsi la mano per rialzarsi, vuol dire rianimare uno spirito combattivo leggermente sopito dal comodo teatro della massima serie. Si torna in trincea, tornano i derby e piazze piccole ma passionali. Sarò noioso (sicuro, come i tre capitoli del “Giudizio Universale”), ma essere presenti, trasmettere e assorbire emozioni, è il miglior modo di urlare la voglia di pallacanestro in città… e la voglia è tanta.

PER ASPERA AD ASTRA

Raffaele Baldini

Fine terza ed ultima parte

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Pubblicato il Maggio 10, 2023, in BASKET NAZIONALE E INTERNAZ., BASKET TRIESTINO, HighFive, News con tag , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

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