Giudizio Universale – Parte prima
Esame di coscienza
Quando si giudica è sempre necessario farsi un esame di coscienza. Quindi il sottoscritto non si ritrae, rispondendo a chi ha giudicato il video post partita uno “sfogo” che doveva essere fatto prima. Mi permetto sommessamente di chiedere: il sottoscritto non ha triturato gli ammennicoli per mesi, per anni, risultando anche noioso a me stesso, sull’esigenza di avere un General Manager o un Direttore Sportivo in società? Il sottoscritto non è stato quello che ha ricevuto sorrisini e battutine del tipo “piuttosto di un Direttore Sportivo prendo un giocatore che ci porti allo scudetto…”? Non ho mai scritto che la squadra era scarsa? Vi giuro che nel massimo dell’onestà intellettuale non riesco a non leggere fra decine di articoli in questi mesi una coerenza di fondo sulla concezione di una gestione sportiva professionistica, sull’idea che la qualità in serie A facesse la differenza, al punto di rimarcare l’addio a Banks come il primo dei macroscopici errori di una società/staff tecnico presuntuosi. Detto questo avrò fatto 1500 errori di valutazione (al giorno!), ma non penso di aver spostato la linea di coerenza che reggeva un ragionamento di base, scolpito nella mia testa bacata.
Presunzione trasversale, figlia della congiunzione degli astri
Quando ho detto e scritto che la retrocessione è una fossa cominciata a formarsi illo tempore, parlo proprio dell’assunto con cui sostanzio la inadeguatezza societaria. Sulla scia dell’era dalmassoniana, tutto è stato seminato con migliaia di granelli di riconoscenza mista a slanci da agenzia interinale, la congiunzione degli astri ha eclissato vuoti di competenza, i risultati hanno distratto il popolo dal senso critico più profondo, quello che prescinde da una vittoria e da una sconfitta. La pandemia aveva lanciato un segnale molto forte (e non parlo solo medico), quella partita di Pistoia nell’eco di un Dome vuoto doveva rappresentare un monito gestionale da considerare con grande accortezza. Invece niente, la presunzione di essere invincibili ha posto le basi del fallimento di questa stagione mettendo una squadra di “scappati di casa” in mano ad un coach esordiente come Marco Legovich, ovviamente animato dalla giusta ambizione e da quel senso di adeguatezza (piccola sana presunzione) di essere l’uomo giusto al momento giusto. Purtroppo la serie A è qualcosa di più di una book con schemi, di una video-analisi di livello o di una ottima predisposizione al lavoro in palestra; la serie A è gestione di un gruppo a trazione afro-americana, è psicologia da attuare con soggetti dalla personalità dirompente, è dialogare subliminalmente con dei “figli di puttana” che sono pronti a farti le scarpe. Sarà un caso che gli allenatori che hanno salvato le squadre (Pancotto-Sakota-Sacripanti) hanno 192 anni in tre? Attenzione, la scelta di Legovich l’ho trovata illuminata… peccato che togliendo la maschera non era nient’altro di una scelta economica obbligata dalle ristrettezze di inizio stagione.
Il peccato originario
L’esordiente Marco Legovich esordisce alla prima conferenza stampa, palesando convinzioni tecnico/tattiche così forti da consumare la prima ingenuità (ferale ndr.) stagionale, dando in pasto alla stampa ed ai tifosi un’arma che poi gli si è ritorta contro. “Banks non è il giocatore confacente al gioco che abbiamo in testa”, indicando sottilmente la idiosincrasia del “pistolero” alla fase difensiva. Peccato che la squadra risponde al “pronti via” con 4 sconfitte e 368 punti subiti. Non solo, sfiga vuole che il manifesto della lotta salvezza 2022/23 sia una sorta di lista geriatrica (a livello sportivo e volendo fare una battuta, sia chiaro): David Logan 41 anni, Adrian Banks 37 anni, Andrea Cinciarini 37 anni. Che questo sia il più tangibile segno della decadenza del basket italico è evidente, però è il lasciapassare alla permanenza nell’Olimpo. Invece c’è ancora la presunzione ad obnubilare le teste di chi deve governare il vascello, l’idea che si possa con pochi (pochissimi) danari costruire qualcosa di diverso, una sorta di manipolo senza paura fra influencer (Davis ndr.), intellettuali (Pacher ndr.) e triestini orgogliosi.
Youtube…
Quanto costano i video su youtube? Zero euro. Quanto costano i viaggi negli States? Migliaia di euro. Purtroppo sta tutta qui la fragilissima impalcatura di un manager dei giorni nostri, ruolo spesso ricoperto da allenatori 2.0. Non è che andare a Las Vegas ti apra le porte del Paradiso (a meno che non fai jackpot), anzi, il concetto è che metto in moto una serie di relazioni fra addetti ai lavori che creano un quadro d’insieme più attinente alla realtà, più preciso riguardo l’identikit di uno o dell’altro giocatore. Per spendere meno si poteva ipotizzare un viaggio in Slovenia, Serbia, Croazia, magari si ricavava anche una manifestazione mistica o una mangiata soddisfacente; purtroppo non si ritiene opportuno sondare quei terreni, anche perché sono estremamente infidi, con procuratori che ti fanno lo scalpo senza che te ne accorgi. L’equazione youtube-procuratori amici è quanto di più deleterio possa esistere in fase di mercato, una gramigna che inquina l’orto su cui tu dedichi del tempo e soprattutto da cui si alimenta una nutrita frangia di appassionati.
(fine parte prima)
Pubblicato il Maggio 8, 2023, in BASKET NAZIONALE E INTERNAZ., BASKET TRIESTINO, HighFive, News con tag Giudizio Universale, Pallacanestro Trieste, Raffaele Baldini. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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