Gara 4: Trieste ritenta, come chiudere la serie

Fonte: Il Piccolo a cura di Raffaele Baldini

Nessun dramma, pensare di fare percorso immacolato in una serie finale sarebbe da presuntuosi, nemmeno la corazzata Trapani è riuscito a farlo. La Pallacanestro Trieste quindi si affaccia a gara 4 con assoluta serenità, capendo che comunque è andata ad un tiro dalla promozione in A.

Quanto pesano queste piazze e queste arene?

Sarà una sensazione, però chiamarsi Trieste e Cantù, con tutto quello che si porta appresso, vedi arene stracolme di entusiasmo, non aiuta certo ad alleggerire il fardello di responsabilità dei protagonisti. Come al PalaFitLine di Desio così al Palatrieste, i beniamini di casa sono parsi contratti, con gambe rigide e sguardi “pallati”; ci sta, in piazze storiche tutto è amplificato, in città l’ansia si respira dalle prime ore della mattina, difficile sciogliere le “catene psicologiche” aspettando le 21.

Arginare Hickey

Anthony Hickey si può limitare, non togliere dalla partita. Come? Trieste l’ha capito negli ultimi minuti, cercando di creare una “gabbia”, con raddoppi alti in modo da ostruire la via diretta al canestro. Per 35 minuti di partita invece il folletto americano ha semplicemente ed educatamente allargato i compagni sulle linee laterali per attaccare Michele Ruzzier un possesso su due. Rimane un grandissimo giocatore, a cui sarebbe il caso di non “far vedere” troppo la palla in palleggio, perché è un “rapinatore” di altissimo livello.

Recuperare “Candu” e Vildera

Francesco Candussi sarebbe il caso che capisse il valore del suo stare in campo. Buttare due falli in un paio di minuti ed autoescludersi dal match è stato uno degli errori che hanno pesato sulla sconfitta finale. Non c’è eccessivo bisogno di mettere le mani addosso, c’è bisogno di presenza fisica, di oscurare la vallata con presenza fisica puntuale. Per il “barba” è tutta questione di recuperare energie, quello visto in gara 3 è la copia sbiadita del combattente visto a Desio, fondamentale uomo d’area per coach Christian.

La “zona” non un insulto

Avendo perso Riccardo Moraschini, avendo tiratori ondivaghi, non è una bruttissima opzione quella di utilizzare la “zona”. Due i motivi principali: il primo è arginare di squadra lo strapotere di Hickey, il secondo è “provocare” l’attacco brianzolo e vedere come reagisce nelle letture. Certamente è un’opzione da dosare, perché tutto il buono della post-season è arrivato con difesa “a uomo”.

Pubblicato il giugno 12, 2024, in BASKET NAZIONALE E INTERNAZ., BASKET TRIESTINO, HighFive, News con tag , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

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