Allianz Trieste: tre indizi fanno una prova
Se un allenatore guarda il tabellone e legge che la squadra ha vinto 76-69 contro la Reyer…è un uomo felice. Se un allenatore poi guarda nello scout che ha vinto tirando con il 20% da tre punti e il 54% ai tiri liberi…è un uomo che si produce nelle pulizie domenicali ballando con la scopa e la musica a tutto volume. Ci sono veramente tanti elementi per guardare con positività al futuro, pur considerando che i voli pindarici sono una pericolosa debolezza e che siamo comunque in una fase di preparazione, in cui le squadre viaggiano a marce diverse. L’aspetto più eclatante riguarda l’impianto difensivo, già ad un livello eccellente per: aggressività costante e diffusa, tempi di “aiuto” già buoni, durezza nei contatti. Quasi sempre quando nel DNA dei giocatori c’è traccia di attitudine difensiva, le squadre allenate da coach Dalmasson traggono grossi dividendi. Su questi non trascurerei l’additivo Franco Ciani, allenatore capace ed empatico, valore aggiunto per una comunicazione con l’head coach già testata in ambito nazionale. Poi c’è il denominatore comune di questi ultimi dieci anni, l’equipollenza del roster, con tutti i giocatori in grado di essere protagonisti. Nell’ultima sfida a Venezia l’Allianz Trieste si è permessa il lusso di tenere a 0 punti uno come Andrejs Grazulis, Myke Henry a 9 punti e Daniele Cavaliero ai box. Poi si sono viste cose diverse in attacco, dal “blocco stagger” (due uomini uno dietro l’altro per favorire l’uscita di un esterno) per liberare terminali esiziali come Henry, Doyle, ecc., movimenti sul gioco con palla in post basso con tagli dal lato debole, piccole “perle” tecniche come il “lob” lungo per un uomo vicino al ferro. E questo guardando distrattamente dalla “piccionaia” e senza fare attente valutazioni sugli schemi. Questo fa si che il gioco sia più fluido, che si tolgano punti di riferimento alle avversarie. Un’altra positività riguarda la comunicazione non verbale, quella cestistica: i giocatori si cercano, hanno la volontà di giocare assieme, producono coralità piacevolissima a vedersi. Nel primo tempo contro Venezia l’Allianz ha registrato ben 11 assist. Ultimo aspetto, invisibile nello scout ma di clamorosa importanza, è la personalità/struttura dei possibili leader della squadra. L’anno scorso ai primi tiri usciti, Elmore tornava depresso con la testa ciondolante in difesa, oggi Doyle prende per mano la squadra e realizza 2/3 canestri decisivi. Nella pallacanestro di serie A è necessario avere una solidità mentale sopra la media, perché non ti aspetta niente e nessuno, devi convincere in tempi brevi o dare l’impressione di essere capace di tirarti su da solo. Naturalmente tutti gli aspetti cestistici legati alla nuova Allianz Trieste sono migliorabili, dalla gestione dei palloni offensivamente (soprattutto nel finale) alla capacità di essere più “cattivi” vicino al ferro; per fortuna sono aspetti limabili e non assenti, per cui il tempo potrà essere galantuomo in tal senso. Adesso un ulteriore step di crescita: giocare al Taliercio contro una squadra forte, che vuole ribaltare la differenza canestri e che sa di avere le armi per farlo.
Raffaele Baldini
Pubblicato il settembre 7, 2020, in BASKET NAZIONALE E INTERNAZ., BASKET TRIESTINO, HighFive, News con tag Allianz Trieste, Raffaele Baldini. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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