Keys of the Match – Happy Casa Brindisi
Fonte: Il Piccolo a cura di Raffaele Baldini
Dopo l’occasione persa in terra lombarda, la successiva partita di coppa della Germani Brescia l’ha dimostrato, l’Allianz Trieste si rituffa sul campionato abbracciando i propri 800 tifosi. Avversaria di turno l’Happy Casa Brindisi di coach Francesco Vitucci, una sorta di “bestia nera” per coach Eugenio Dalmasson.
Quintetto base F-A-V-O-L-O-S-O
Dalle sapienti competenze del duo Tullio Marino-Simone Giofrè, rispettivamente General Manager e Direttore Sportivo, ogni anno vengono fuori giocatori di alto livello ad un ottimo compromesso economico in casa brindisina. L’Happy Casa ha un quintetto che sarebbe il sogno per coach Eugenio Dalmasson: esterni duttili, in grado di colpire offensivamente ma anche di creare gioco, lunghi dinamici e abili a correre sui 28 metri. La stella è D’Angelo Harrison, uomo che viaggia a 19.5 punti per partita, in grado di accendersi e non spegnersi più; attaccante vero, deve essere rispettato ben oltre la linea dei 6 metri e 75. Quelli che fanno silenziosamente male sono altri però, Derek Willis su tutti; lungo atipico di 206 centimetri, magro e verticale, un’anguilla sgusciante e con un arsenale offensivo completo (62.5% da due punti, 46.2 da tre punti, 90.9 ai tiri liberi). La versione complementare è quella di Nick Perkins, muscolare lungo di 203 centimetri, mancino bravo a farsi spazio in area pitturata, ma con licenza di colpire dall’arco.
Spaziature perfette, l’attacco brindisino impegna la difesa
Agevolati dalle riprese dall’alto del Palapentassuglia di Brindisi, è facile leggere l’attacco della squadra di Vitucci come un perfetto esempio di spaziature sulla metà campo offensiva. Il ritmo del quintetto abbinato alle corrette posizioni per allargare il campo, fa si che le difese avversarie per forza di cose vadano in affanno; spesso gli esterni sono in superiorità numerica battendo la prima linea, i lunghi dinamici sono i perfetti ricettori dai lati deboli. Se la difesa triestina non si esprime al suo massimo, soprattutto nel reggere l’ “uno contro uno” brindisino, si potrebbe assistere all’ennesima esecuzione balistica all’Allianz Dome. Ah si, a tal proposito, se l’altra settimana il Drew Crawford bresciano apparso sotto tono nelle precedenti partite rappresentava il più vivo segnale d’allarme, il 16.7% da tre punti di Darius Thompson pure.
Panchina corta
Frank Vitucci è abituato a gestire le sue squadre sul modello degli anni ’80, 7 massimo 8 rotazioni vere, con qualche minuto di “fiato” regalato ai “gregari”. Rapahel Gaspardo e soprattutto Ousman Krubally fanno parte delle garanzie dalla panchina, mentre Alessandro Zanelli è il guastatore all’occorrenza (e Trieste lo sa bene). Con questa impostazione, che alla lunga potrebbe portare dei piccoli problemi di gestione fisica giocando anche le coppe, le gerarchie sono note, non c’è affanno per la permanenza sul parquet. La soluzione in chiave Allianz? Non certo prenderli sul ritmo perché hanno benzina, bensì attaccarli continuamente, prevedendo un pesante scotto in termini di falli o, come più probabile, qualche “agevolata” concessione difensiva in atleti dal cromosoma…offensivo.
Occhio al Fernandez ferito
Fossi nell’Happy Casa Brindisi non starei sereno riguardando la prestazione del “lobito” Fernandez a Brescia. Un uomo della sua personalità e del suo valore tecnico, potrebbe scatenare l’inferno quale miglior segno di rivalsa in salsa argentina.
Pubblicato il ottobre 25, 2020, in BASKET NAZIONALE E INTERNAZ., BASKET TRIESTINO, HighFive, News con tag Allianz Trieste, Happy Casa Brindisi, Le chiavi, Raffaele Baldini. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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