Allianz Trieste: i 5 potenziali punti per raggiungere i playoff

Dopo le Final Eight si apre il lungo rush finale (il più complesso) che porterà alla definizione delle otto contendenti per il titolo, e quella che dovrà malauguratamente scendere in A2; quest’ultima situazione da mettere con il condizionale visti i carpiati dirigenziali per non scontentare qualcuno. Il Presidente di Lega Gandini parla di blocco delle retrocessioni con prossimo campionato a 17 squadre (ma non si voleva a tutti i costi evitare un calendario monco?), dribblando anche la polemica a distanza con il Presidente LNP Basciano che rivendica il diritto sportivo (per cui rimangono le due promozioni dalla A2).

In tutto questo l’Allianz Trieste naviga in acque serene, fra l’obiettivo societario della salvezza da conquistare prima possibile e quello ambizioso (ma credibile) di raggiungere la post-season. Ci sono alcuni punti che ritengo indispensabili per provare a soddisfare la voglia di competere con le più forti.

Consapevolezza

L’ho ribadito diverse volte, la linea di demarcazione fra consapevolezza e presunzione è sottile ma profonda: chi è consapevole dei propri mezzi lo fa sulla stregua di “gradi” conquistati sul campo, chi è presuntuoso pensa di essere all’altezza senza aver dimostrato ancora nulla. Trieste è arrivata settima nel girone di andata, reagendo benissimo al CoVid, ha vinto a Milano ma soprattutto ha espugnato con CONSAPEVOLEZZA i campi di Cremona e Bologna (sponda Fortitudo). Di fronte a questo bagaglio strutturale, Cavaliero e soci adagiandosi sull’obiettivo minimo, potrebbero inconsciamente mettere un freno alla propria ambizione, delittuoso quando si gioca per la Pallacanestro Trieste.

Fernandez sano

Decisivo che l’Allianz Trieste abbia il proprio faro a posto fisicamente. Il “lobito” non è solo il regista della squadra, non è solo il leader nei momenti caldi delle partite, è anche l’unica certezza nel ruolo a disposizione di coach Dalmasson. In attesa di riavere il miglior Laquintana o il Doyle meno anarchico dell’anno, la gestione dell’argentino diventa fondamentale per la fase clou stagionale. Sarà importante da parte dello staff tecnico capire i momenti in cui, nel bene o nel male, serviranno minuti di riposo al giocatore, anche all’interno di partite con divari ampi e con il risultato deciso.

DIFESA

Scritta in maiuscolo perché è la “chiave” assoluta. Ora la “difesa” biancorossa inevitabilmente deve essere scritta in “minuscolo” perché senza Grazulis il prodotto è qualitativamente diverso. A prescindere da questa sfumatura, non secondaria, la squadra deve riappropriarsi delle dinamiche che hanno portato a grandi espressioni nella metà campo “di fatica” a Cremona, a Milano, a Bologna, contro Reggio Emilia. Mani addosso, “aiuti” puntuali e intensità costante nei quaranta minuti, possono bastare (ed avanzare) nell’ottica di scontri diretti; ogni volta che Trieste ha osato sfidare l’avversaria sul piano balistico, ha preso sonore lezioni (vedi Sassari).

Matteo Da Ros, regista occulto

Il Gennaio brillante dei biancorossi è coinciso, non a caso, con un veemente ritorno da protagonista di Matteo Da Ros. L’ala milanese è tornata il “centro boa” di smistamento ideale nello scacchiere dalmassoniano: intelligente nel muoversi sul parquet, tecnico sopraffino nel trattamento della palla, lettore unico per assistenze ai compagni. La sua crescita DEVE mettere in difficoltà Dalmasson, deve poter lasciare maggiormente in panchina Peric per avere il playmaker aggiunto in grado di aprire il campo per esterni con ottime mani dall’arco. Tutto ovviamente sta nella testa del giocatore, un complesso meccanismo cerebrale che ha fatto vedere tutto ed il contrario di tutto da quando è a Trieste.

L’esplosione possibile di Myke Henry

I prodromi di un giocatore decisivo si sono visti, adesso serve la conferma. L’uscita, si spera definitiva, dal CoVid, esplicitata da buone prestazioni in coppa e contro Brescia, potrebbe essere una virtuale rampa di lancio verso il rush finale. Myke Henry ha tutto per essere uomo di punta nell’attacco biancorosso: tiro, capacità penetrative con atletismo insospettabile, tecnica sulle giocate in movimento. Non bastasse, ha ottima confidenza con la linea del tiro libero, cosa non trascurabile per un attaccante. Il secondo step è quello di convincere staff tecnico e compagni di squadra a servirsi di lui nei momenti che contano, fisiologicamente e senza costrizioni, con un linguaggio non scritto nelle gerarchie del gruppo.

Raffaele Baldini

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Pubblicato il febbraio 23, 2021, in BASKET NAZIONALE E INTERNAZ., BASKET TRIESTINO, HighFive, News con tag , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

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