Allianz Trieste: analisi di fine stagione

Che strana sensazione…

E’ suonata la campanella dell’ultimo giorno di scuola, quello alla fine di un ciclo scolastico, quello in cui hai la sensazione che non rivedrai più molti dei compagni di classe, e nemmeno i professori. Istantanee struggenti nel semi-silenzio dell’Allianz Dome: coach Eugenio Dalmasson che mestamente esce a testa bassa dal campo, lontano dai giocatori che comunque raccolgono applausi e li elargiscono al poco pubblico, quel pianto spontaneo di Daniele Cavaliero abbracciato con vigorìa da Matteo Da Ros. Insomma, tutto disegna un quadro malinconico, romantico ma dai connotati chiari: siamo alla fine di un ciclo. Non è una questione di contratti, né di risultati, è proprio l’ineluttabile destino che converge fisiologicamente situazioni verso la fine di un capitolo meraviglioso. Il rammarico è che la cornice di questo quadro doveva essere diversa, ci dovevano essere 6000 persone vestite di rosso ad applaudire i protagonisti, c’era da “violentare” la natura schiva del coach per far respirare per l’ultima volta la passione cestistica della città che l’ha adottato, l’ha visto crescere, maturare e toccare l’apice in carriera. Maledetto CoVid, insensibile ad un momento che sarebbe stato indelebile, per tutti. L’importante, ma non ho il minimo dubbio, sarà conservare gelosamente quello che si è vissuto, rifuggendo dalla memoria corta o da freddo fatalismo per cui tutto deve cambiare senza lasciare strascichi. Quelli “strascichi” sono e saranno parte della storia della Pallacanestro Trieste, ulteriori fondamenta ad una struttura portante della tradizione cittadina.

Quanti diamanti grezzi, che rimangono tali

Anni e anni di pallacanestro vissuta, riempiono l’album di figurine. Tanti, tantissimi giocatori passati in maglia Pallacanestro Trieste, alcuni che resteranno nella storia, altri… nella geografia, magari in campionati di cui non si sa nemmeno l’esistenza. La stagione 2020/21, al di là dell’emergenza sanitaria, rimarrà nella memoria del tifoso per l’annata degli “incompiuti”, non nell’accezione michelangiolesca positiva, bensì su quello che potevano essere e non sono stati. Il più eclatante potrebbe essere Tommaso Laquintana, ma mi soffermerei di più sulla coppia americana Doyle-Henry. La sinistra sensazione è che i ragazzi d’oltreoceano abbiamo espresso una pallacanestro parziale, sotto il reale potenziale, ammantata da una superficialità mentale che è parte integrante del rendimento. Milton Doyle rimarrà l’incompiuto fra la regia e il ruolo di guardia tiratrice, il funambolo che regala acrobazie…cadendo all’ultima evoluzione. Stesso dicasi di Myke Henry, indolente di natura, atleta limitato dalla sua testa, prova ne sia una carriera mai sbocciata, e che temo non sboccerà. Ha talento, versatilità e capacità di muoversi sul parquet con scioltezza e competenza tecnica; purtroppo però come tanti, e quello che fa la differenza fra UNO e tanti, è quello che hai nella testa e nel cuore.

Cosa serve adesso?

Attributi, trasparenza, appartenenza. Attributi per voltare pagina, lasciare alle spalle un ciclo straordinario, fatto di uomini straordinari, per programmarne uno nuovo, possibilmente a medio termine. Trasparenza, parlando chiaro dietro scelte ed esplicitando la progettazione per il domani, senza trincerarsi dietro il politichese o luoghi comuni. Appartenenza, perché ognuno all’interno della società dovrà lavorare un’ora in più dell’orologio per ottenere il massimo. Trieste per tradizione ha sempre dato il massimo nelle condizioni difficili, quando mancavano soldi, perché c’era un senso di appartenenza fortissimo. Nostro malgrado, potremmo tornare a dover far le nozze con i fichi secchi, per cui dotiamoci di individui che non hanno paura di vivere la vita professionale in trincea, capaci di gettare il doppio-petto e di stare in canottiera a faticare. Serve soprattutto una staff dirigenziale di livello, perché attualmente siamo ai minimi storici per competenza e background.

Non come fosse l’ultimo

C’è un silenzioso male che potrebbe colpire le coscienze dei reggenti baskettari: l’idea che la scadenza del contratto Allianz sia una sorta di “dead-line”, più “dead” che “line”. In primo luogo nessuno ha detto che Allianz sicuramente cesserà di supportare la pallacanestro locale, l’unica cosa certa è la scadenza di un contratto. In secondo luogo la conferma della scadenza del contratto è un atto di responsabilità per avvisare il CDA della necessità di trovare nuovi investitori per bilanciare il corrispettivo mancante. Quindi è un ragionamento esattamente contrario: bisogna affrontare la nuova stagione con un’aggressività degna del miglior “fighter”, uno spirito combattivo sul campo così come nelle stanze dei bottoni. Solo con la convinzione di chi tiene alla propria creatura si possono convincere realtà economiche ad investire nel basket, le basi ci sono, il bacino d’utenza anche e la passione della piazza non si discute.

Raffaele Baldini

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Pubblicato il Maggio 18, 2021, in BASKET NAZIONALE E INTERNAZ., BASKET TRIESTINO, HighFive, News con tag , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

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