Analisi: Identità, l’interpretazione errata del gioco di Konate, Banks l’agonista
L’identità trovata
Sono d’accordo con le parole post-partita di coach Franco Ciani; l’Allianz vista al PalaDozza comincia a delineare un’identità di squadra, una quadratura che, seppur con i propri limiti, palesa coerenza. Tutto sembra incastonarsi per il giusto verso: Banks è leader offensivo e viene servito (o si mette in proprio) a dovere, la profondità del gioco continua ad avere terminali credibili come Delia e Konate, il playmaker titolare (Sanders) comincia a tagliare la prima linea difensiva con incisiva propensione. Naturalmente essendo appena alla quarta uscita stagionale qualcosa manca. Cosa? Il recupero psicologico e fisico di Juan Fernandez, la continuità di Grazulis e capire l’esatta gerarchia fra Mian e Campogrande. Resta il fatto che a guardare la nuova Allianz Trieste si ha l’impressione che ci sia una squadra, cioè un gruppo omogeneo e compatto che marcia nella stessa direzione.
Come far rendere Konate senza offendere gli arbitri?
Mi metto nei panni dello staff tecnico della Pallacanestro Trieste. Ho un giocatore energico, che trasuda fisicità e che in questa qualità ha il valore aggiunto rispetto agli avversari. Difensivamente ha competenza ma il suo debordante approccio muscolare viene mal interpretato dalla terna arbitrale, ammansendo così un “pit-bull” di razza. Contro la Virtus si è visto chiaramente che dopo i primi due falli, Sagaba ha messo le marce ridotte, ha giocato evitando i contatti, anche offensivamente andando a tirare in allontanamento. Ogni sua esuberanza atletica al ferro viene catalogata come mancanza di rispetto verso l’avversario. Che fare? Non ne ho la più pallida idea, magari un dossier alla federazione non per sporgere una vuota denuncia, ma per far capire che il metro arbitrale non può prescindere dalla fisicità, entro i limiti regolamentari. Il confronto è sempre il viatico ad un possibile miglioramento.
Adrian Banks
“I missed this feeling! I missed all the “boos” and “fuck you Adrians”. I love this shit!”. Vi risparmio la traduzione letterale del post pubblicato dal giocatore ieri sera perchè è un concentrato di ruvida poetica di strada; sintetizzato, Banks si nutre degli improperi del pubblico avverso (e Trieste lo sa bene), godendo nuovamente di questa sensazione adrenalinica. Il concetto è che la guardia 36enne di Memphis continua a mettere in linea qualsiasi difensore che si prostra dinnanzi perché è un clamoroso agonista, perché alimentandosi giornalmente nella sua professione riesce a tenere altissima la concentrazione su un rettangolo parchettato. Al PalaDozza aveva di fronte mezza Virtus che lo aspettava, si sono alternate marcature, ma lui ha sempre trovato la via del canestro, nei modi più disparati e senza aver bisogno di troppi tiri. Il settimo rimbalzo catturato in cielo al 38esimo minuto, con la partita già persa, è la sublimazione del concetto di cui sopra.
Quando la terna arbitrale sbaglia lettura
Le mancate letture esistono per i giocatori, ma anche per gli arbitri. Il tecnico affibbiato a Sagaba Konate dopo una poderosa schiacciata è quanto di più sbagliato si possa punire sul parquet, un mancato recepimento dell’essenza del gioco o di una giocata. Tralasciamo il fatto che il fischio ha avuto un peso specifico notevole essendo la terza infrazione comminata al maliano, il concetto è che lo splendido gesto atletico doveva essere seguito da applausi, stupore o comunque lasciato all’esuberanza di chi lo esegue. Konate non ha fatto nient’altro che anticipare quello che un paio di minuti dopo Sampson ha fatto dalla parte opposta, battendosi poi il pugno sul petto in segno di soddisfazione piena. Punirlo? Ridicolo.
Raffaele Baldini
Pubblicato il ottobre 17, 2021, in BASKET NAZIONALE E INTERNAZ., BASKET TRIESTINO, HighFive, News con tag Allianz Trieste, Analisi giorno dopo, Raffaele Baldini. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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