Le chiavi contro Pesaro: l’approccio, l’intraprendenza di Davis, la difesa sul reparto lunghi avversario

Fonte: Il Piccolo a cura di Raffaele Baldini

E come “ogni maledetta domenica” si torna a gioire, tifare, disperarsi, polemizzare su quella passione che diventa malattia, la Pallacanestro Trieste. Ospite al vernissage del Dome è la Carpegna Prosciutto di coach Repesa, realtà rinnovata ma leggermente più ambiziosa degli altri anni.

L’approccio

La squadra che esordisce in campionato giocando in casa non è avvantaggiata, così come affrontare una “contender” equipollente non alleggerisce il fardello psicologico di Deangeli e soci. I luoghi comuni sportivi però sono spesso l’oppio dei perdenti, di chi accampa giustificazioni preventive al match, per argomentare poi un insuccesso. Nella filosofia di coach Legovich è fondamentale approcciare bene, nel senso di dare una giusta e coesa intensità difensiva, per poi scatenare la fase offensiva. Determinante calibrarsi dalla “palla a due”, immergersi nel piano tattico senza dover rincorrere affannosamente ritmo e avversari.

Arginare il reparto lunghi pesarese

Cheatham-Kravic-Mazzola, tre spine nel fianco di Trieste. Complementari ed esperti, allargano il campo con pericolosità dall’arco e profondità in area pitturata. Una possibile abbinata di Cheatham e Mazzola con Kravic pone la difesa triestina nell’obbligatorietà di essere efficace nel reggere l’“uno contro uno”. Qualsiasi eventuale raddoppio su Kravic porterebbe un salatissimo dazio da pagare (tiro da tre punti), per cui diventa fondamentale la tenuta di Skylar Spencer (falli compresi), nonché di Giovanni Vildera, sul lungo serbo.

Corey Davis

Capitolo da legarsi con quello dell’approccio. Normalmente l’esordio stagionale porta con sé un mix di emozione, di ruggine e quindi una versione contratta di squadra. Solo i leader sono in grado di rompere gli indugi con naturalezza. Corey Davis è uno di questi, giocatore nella “comfort-zone” con il pallone in mano e sfrontato quanto basta per indicare la via ai compagni. Un uomo in missione quindi, ma lo sapeva sin dalla conferma qui a Trieste.

Ambiente

Utopico pensare di vedere l’Allianz Dome pieno. Auspicabile vedere un pubblico che, seppur in numero ridotto, abbia la stessa “fame” di chi va in campo. L’ambiente è sempre stato un fattore a Trieste, sia in senso positivo quando è motivato e quindi trascinante, sia quando è numericamente valido ma vuoto di spirito; in una città di basket il tifo tocca tutti i sensi, anche quelli più reconditi, non è solo una questione di udito.

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Pubblicato il ottobre 2, 2022, in BASKET NAZIONALE E INTERNAZ., BASKET TRIESTINO, HighFive, News con tag , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

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