Analisi del giorno dopo: il valore di un’impresa
Impresa figlia del sacrificio
Un’impresa sportiva è sempre figlia del sacrificio, sia esso come sublimazione del lavoro che procede la sfida o come gettare il cuore oltre l’ostacolo, in questo caso altissimo. Trieste è nella prestazione di Spencer oltre la fascite plantare, è nell’andare oltre l’infortunio di Hudson, è in quel rientro sul parquet di Terry (in un boato mai sentito così fragoroso al Dome) dopo esser stato lanciato via da uno Shengelia frustrato. Deangeli e soci sono stati bravi a veicolare il complesso inizio di partita in energia dirompente quando si è capito che la partita poteva essere vinta (vedi tripla di Stumbris a fine secondo quarto). Non c’è salvezza in qualsiasi campionato latino che non debba passare per le forche caudine di “sporcare” la propria pallacanestro, di anteporre il bene del gruppo al beneficio del singolo.
Terry-Spencer, con parsimonia
Terry lo ha detto in conferenza stampa candido: “mai giocato da 4”. Posto che lo si capiva, così come si sia metabolizzata l’idea che il mercato di riparazione non è stato proprio un chirurgico esercizio di completamento, bensì di sdoppiamento. Resta il fatto che l’accoppiata di lunghi serve alla grande contro le “big”, in quanto poco attente al secondo complemento di reparto che “taglia” dal “lato debole”; se serviti con regolarità e puntualità, se comunicanti fra loro, possono fare sfracelli. I numeri della sfida con Bologna parlano chiaro: 33 punti, 15/23 dal campo, 23 rimbalzi. Ribadisco, solo con le grandi potenze è possibile, con le “altre”, diventa tutto molto più intasato vicino al ferro.
Michele Ruzzier, il leader assoluto
Ormai l’hanno capito anche i muri, Michele Ruzzier è il vero leader di questa squadra. E’ IL MIGLIOR leader che si possa avere, cioè quello che, con l’intelligenza, la visione di gioco e la qualità riesce a migliorare tutta la squadra, quello che riesce a dare occhi a chi non vede (alcune situazioni cestistiche, non è una questione mistica), quello che trova una via dove non c’è, quello che capisce dove può esserci un vantaggio sul rettangolo di gioco. Imprescindibile, un acquisto caldeggiato da qualche anno e che finalmente ha trovato compimento ancora quando l’età e il fisico permette al triestino di esprimersi ad alto livello.
L’esordio di Roberts Stumbris
Non si scrive condizionati dal risultato finale, anche se ogni giocatore è parte integrante del “referto rosa”. Stumbris è entrato attorno al quindicesimo minuto di un match complesso, raffreddato e presumibilmente emozionato (oddio, come un lettone può esserlo…) davanti ad una cornice di pubblico che c’entrava poco con il suo recente passato. Si è calato subito nella parte del ruvido difensore su Belinelli, si è preso i tiri che doveva prendere, senza titubanze. Questo è quello che si chiede da lui, cioè un servizio da complemento che non spreca e non esagera, che si mette a disposizione con costrutto. Primo livello: superato.
Voler vincere a Trento, per il futuro
C’è un’altra caratteristica in un atleta fondamentale per strutturare la sua crescita professionale: l’ambizione. Senza di quella tutto ha tinte annacquate, spente. Le sconfitte di Brescia, Reggio e Scafati sono anche figlie, in modo subliminale, dell’accomodamento. Un cestista e una squadra non devono MAI stare comodi, devono sempre pensare che la settimana dopo c’è un’occasione per rafforzare un ruolo professionale. La Pallacanestro Trieste deve andare a Trento con più “fame” di domenica, volere due punti per conquistare la salvezza e soprattutto per poter cominciare a pianificare la prossima stagione. Ogni mese, ogni settimana, ogni minuto di anticipo sul prossimo anno, può essere linfa al nuovo ambizioso corso voluto dagli americani.
Raffaele Baldini
Pubblicato il aprile 3, 2023, in BASKET NAZIONALE E INTERNAZ., BASKET TRIESTINO, HighFive, News con tag Analisi giorno dopo, Pallacanestro Trieste, Raffaele Baldini, Segafredo Bologna. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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