Keys of the Match – TRENTO
Fonte: Il Piccolo a cura Raffaele Baldini
All’Allianz Dome una partita delicata. Trieste cerca di uscire dal fondo classifica, più per un’esigenza psicologica che per stringente necessità. Trento alla ricerca di quel posto al sole dietro le battistrada Brindisi e Milano, pur considerando che ha partite di vantaggio rispetto alle dirette avversarie.
Telepatia sull’asse Browne-Williams
Quando si parla di asse play-pivot quale principio di costruzione di una squadra di pallacanestro non è slancio romantico, bensì una solida realtà. Il “maestro” Salvatore Trainotti (tanti anni con scelte vincenti fanno una prova) ha portato in Trentino una coppia perfettamente assortita rappresentata dalla regia di Gary Browne e dall’atletismo di JaCorey Williams. Una telepatica comunicazione che si esplicita mirabilmente nel gioco a metà campo sul pick and roll, ma anche in rapide transizioni offensive. Trieste, come tutte le altre avversarie, pagherà certamente uno scotto da questa coppia: se si “battezza” l’estro offensivo di Browne si viene puniti, se ci si dimentica dello scarico a Williams, ancora di più. Insomma, la difesa è una coperta cortissima per arginare talento, dinamismo, empatia, letture della coppia americana a disposizione di coach Brienza.
Il “silente” Jeremy Morgan
Ricordate la preoccupazione riguardante il timido inizio di stagione di Crawford proprio alla vigilia della sfida con Brescia? Sortì 19 punti e una redenzione cestistica che fece molto male a Trieste. Stesso dicasi per Jeremy Morgan, rientrato dopo diverso tempo con Cantù e autore di una prestazione “da rodaggio”: 0 punti, 0/2 al tiro in 21 minuti. Valutando che l’americano viaggiava in doppia cifra di media realizzativa con il 39% dall’arco dei tre punti, un pensierino lo farei.
La leadership di Myke Henry
Calcolando che la regia triestina sembra pagare più di altri reparti il rientro post CoVid, per coach Dalmasson è necessario riprendersi il leader naturale di questa squadra: Mike Henry. Tra Bologna e Cantù i prodromi di una sensibile crescita di condizione, conditio sine qua non per restituire un’ala in grado di far male da più parti del campo, compresa la corsa sui 28 metri. Si è visto che quando Henry ha potuto incidere, l’Allianz ha tratto dividendi enormi, sia in termini di produzione offensiva che come gioco di squadra.
Pubblicato il dicembre 20, 2020, in BASKET NAZIONALE E INTERNAZ., BASKET TRIESTINO, HighFive, News con tag Allianz Trieste, Dolomiti Energia Trento, Le chiavi, Raffaele Baldini. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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