Le chiavi contro Treviso: continuità, il trio “spacca-partita” e le forti motivazioni personali
Fonte: Il Piccolo a cura di Raffaele Baldini
Continua ad alzarsi l’asticella per l’Allianz Trieste, la strada per i playoff è lastricata, non solo di buone intenzioni, ma anche di sfide sempre più impegnative. Si va al PalaVerde di Treviso, contro una Dè Longhi scottata ancora della sconfitta dell’andata (+5 per Trieste ndr.), desiderosa di scrollarsi di dosso una scomoda contendente per il sesto posto in classifica.
Serve una partita continua
Giocare contro i veneti è un po’ come andare sul “Tagadà”, piattaforma circolare che negli anni ’80 ha fatto sobbalzare/sbalzare migliaia di giovani al Luna Park, con scomposti movimenti a ritmo di musica. Fiammate alternate a momenti di abulìa, break a suon di triple e amnesie per rientri repentini delle avversarie. Per non complicarsi la vita l’Allianz dovrà essere continua, un moto perpetuo che non segue l’andamento isterico della Dè Longhi, regolare nell’intensità e nella produzione offensiva, conscia che nessun break, favorevole e sfavorevole, sarà decisivo.
Occhio a chi può “spaccare” la partita
Se parliamo del bello e cattivo tempo per la squadra allenata da coach Menetti, non si può non parlare di David Logan; l’americano è e sarà sempre l’ago della bilancia, anche se un fattore ormai dato per scontato dalle avversarie. Chi invece non ti aspetti è il trio di “assassini silenziosi”: Imbrò-Chillo-Vildera. L’esterno non è un orologio svizzero dall’arco (33%) ma ha un innato senso del dramma, è giocatore a sangue freddo capace di infilare (a ripetizione) triple nei momenti caldi. Matteo Chillo è una garanzia quando incide; nelle prestazioni convincenti del biondo risiedono gran parte delle vittorie trevigiane. Il “dottor” Vildera invece è uno da “sindrome Zanotti”, cioè un giocatore che tendi a considerare meno, e che poi ti trovi a subire regolarmente nell’arco dei quaranta minuti. Occhio!
Reazione del duo Fernandez-Henry
C’è una fortissima elettricità nell’aria, quasi palpabile. E’ la voglia di rivalsa di Juan “Lobito” Fernandez, giocatore unico nel reagire ad una prestazione sotto tono. L’argentino da sempre è la chiave, soprattutto offensiva, per la fluidità del gioco biancorosso; nella partita con Venezia le sue forzature hanno tolto ritmo ai compagni, hanno inceppato l’oliato meccanismo. Anche Myke Henry si è avviluppato “scoraggiato” dalla perdurante panchina del secondo quarto e da “messaggi difensivi” poco graditi da coach Dalmasson. Dai due giocatori in maglia Allianz ci si aspetta uno scatto d’orgoglio, trascinanti prestazioni con meno pause possibili.
Quale Alviti?
Se la prestazione si allineasse con la volontà del giocatore, avremmo un Alviti Mvp. La voglia di dimostrare il proprio valore è una medaglia a due facce: pura ispirazione al limite della trance agonistica, oppure prestazione incolore per voglia di strafare. A quale rappresentazione assisteremo?
Pubblicato il marzo 28, 2021, in BASKET NAZIONALE E INTERNAZ., BASKET TRIESTINO, HighFive, News con tag Allianz Trieste, Le chiavi, Raffaele Baldini. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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