Analisi: il “talismano” Allianz, gioco senza profondità e il doppio danno sulla ricerca del vice-Fernandez
Allianz talismano per attaccanti veri
“Va farte benedir”… è la frase culto dei triestini per indicare a chiunque la Chiesa serbo-ortodossa di San Spiridione per una “grattata” benaugurante. Ecco, girano voci che i tiratori del campionato italiano strofinino un poster dell’Allianz prima di scendere in campo, in quanto foriero di ispirazione. E’ stato il campionato della “sindrome Zanotti”, un mood amplificato ai grandi attaccanti delle avversarie nelle ultime due settimane; da Tonut a Logan, da Sokolowski a Clark, beneficiati di turno dalla difesa inconsistente di Trieste. L’eccesso di protezione dell’area pitturata ha generato rotazioni complesse, “close-out” (uscita sul tiratore ndr.) goffi e lenti, una manna per fini esecutori. Se poi ci mettiamo che la predisposizione ad arginare l’uno contro uno degli esterni è pari a zero, ecco che l’affare si complica.
Profondità nel gioco d’attacco
Upson che segna 18 punti e l’Allianz Trieste che perde di 20 punti è un ossimoro? No, è semplicemente la differenza che corre tra un finalizzatore d’area come DeVonte e un centro-boa come Delia che è parte del meccanismo ad elastico fra gioco interno ed esterno; la visione di gioco è quello che differenzia i due lunghi, la lettura del gioco offensivo biancorosso. Lo staff tecnico ha deciso che Marco Delia stava male, concedendogli qualche minuto nel primo tempo (quando Trieste ha subito il primo break), una decina (incomprensibili) nel secondo, quando il match ormai era ben che andato. Il quintetto con DeVonte Upson ci sta tutto per fronteggiare la verticalità di Mekowulu e ovviare alle problematiche di fisiche di Delia, escludere l’argentino a priori un errore pagato caro.
Michal Sokolowski, docente di letture offensive
Come direbbe il mio amico Sergio Tavcar: “il basket è uno sport per persone intelligenti. Se non lo sei…lascia perdere.” Quanta verità, soprattutto quando la trovi a tinte nitide in un giocatore. Michal Sokolowski ha un QI cestistico cattedratico, un’innata capacità di leggere con quel centesimo di secondo d’anticipo le situazioni, mettendo a nudo fragilità difensive. Ha colpito quando sapeva di avere una serata buona al tiro, ha penetrato quando di fronte si è trovato gambe lente avversarie, ha speculato facendo vedere molto bene i contatti agli arbitri. Molto spesso ci si ostina a cercare materiale esotico, quando dalla fredda (e splendida) Varsavia, a stagione inoltrata, ti arriva un uomo da 13 e passa punti a partita e che tira con oltre il 48% da tre punti e quasi il 90% ai tiri liberi.
La ricerca del vice-Fernandez sta facendo terra bruciata
Ha senso insistere su Milton Doyle vice-Fernandez, rischiando di bruciarlo anche come guardia tiratrice? No. L’affannosa ricerca del playmaker di supporto al “Lobito” stremato, con Tommy Laquintana ormai imploso definitivamente (?), sta procurando danni con effetto domino. SI è deciso che Daniele Cavaliero non può assurgere a quel ruolo, quindi resta, secondo lo staff, solo Milton Doyle. L’americano non è attaccante dal palleggio, o meglio, manca sempre nell’ultimo movimento per concludere vicino al ferro, ha una grezza impostazione tecnica nel “passaggio”, non ha l’esplosività per mangiarsi i 28 metri in transizioni rapide. A tutto questo c’è la notevole difficoltà a trovarsi le amate conclusioni dall’arco. Qua si rischia di sortire il danno doppio: non si trova il regista e si perde una guardia tiratrice.
Sessioni notturne di contropiedi
Non è possibile, nella massima serie, registrare una percentuale bulgara di contropiedi sprecati: corsie occupate malissimo, portatore di palla poco esplosivo e rapido, finalizzatori fragili spostati come foglie. Preso atto che non ci sono giocatori con cromosomi da contropiedisti, urgono sessioni suppletive di allenamento per creare almeno le condizioni di tiro plausibili; se nel tre contro uno non concludere comodamente in entrata risulterebbe una bestemmia (3 contro 1!!!), in una squadra di “atei” cerco a questo punto un ricettore largo sull’arco pronto a ricevere con metri di spazio per scoccare una tripla comoda. Sarò un eretico, ma almeno non getto via palloni sanguinosi.
Raffaele Baldini
Pubblicato il marzo 29, 2021, in BASKET NAZIONALE E INTERNAZ., BASKET TRIESTINO, HighFive, News con tag Allianz Trieste, Analisi giorno dopo, Dè Longhi Treviso, Raffaele Baldini. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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