Analisi: Allianz come Diogene, la forma di uomini fondamentali, lodi a Lodo e il “Red-Wall” domenicale
Allianz come Diogene di Sinope
Coach Franco Ciani voleva una squadra cinica, e per 30 minuti l’Allianz ha incarnato Diogene di Sinope, detto “Il cinico” o “il cane” (per il modo di vivere). Il filosofo greco ad un arciere che continuava a mancare il bersaglio, disse: “mi siedo accanto al bersaglio, è il posto più sicuro per non essere colpiti.” Questa potrebbe essere la metafora difensiva dei biancorossi contro gli “spadellanti” sardi, però in aggiunta c’è la fase offensiva, quella che ha visto un capolavoro di spaziature per 30 minuti, che ha dato spettacolo con fini passatori quali Fernandez e Delia. Ancora una volta il lavoro settimanale ha calibrato la compagine triestina perfettamente, capendo il valore aggiunto di un inizio pugnace, di una concentrazione massima per non far balenare neanche per un attimo ai padroni di casa l’idea di poter risorgere da una crisi che appare evidente. La scollatura fra tecnico e squadra è diventata un Canyon quando Mekowulu ha cominciato a tirare da tre punti e a sbagliare da solo sotto canestro. Il recupero finale per piacere non ascrivetelo ad un rischio per Trieste perché non è vero, è una scomposta ma orgogliosa reazione di rabbia coincisa con un piede sollevato dall’acceleratore un po’ presto. Tutto qui. Seppure, cinismo per cinismo, si poteva mettere una discreta assicurazione sulla possibile differenza canestri.
Finchè la forma non ci separi…
Ho una sensazione viva: finchè gli elementi fondamentali della squadra avranno questa freschezza fisico/atletica, le soddisfazioni arriveranno copiose. Questo perché c’è un roster equilibrato, c’è una identità tattica che si sposa benissimo con i protagonisti, c’è tanta tanta competenza e conoscenza cestistica nei singoli attori. Palle perse a parte, Banks quando è lucido fa SEMPRE le scelte giuste, Delia bilancia attacco al ferro spalle a canestro con servizi ai compagni di elevata qualità, Fernandez torna ad incantare per visione di gioco, Grazulis è… tutto (ne parlo dopo). Temo come la Bora per un cantiere edile il flesso negativo, scongiurandolo con riti voodoo, perché l’Allianz ci ha viziati e ci ha lasciato in bocca quel retrogusto di un buon vino rosso, anzi…biancorosso.
Andrejs Grazulis, l’importanza di un jolly
Faccio “outing” cestistico, esaltando il valore di Andrejs Grazulis. Premessa: considero il lettone l’uomo più decisivo di Trieste, quello che sposta gli equilibri quando sta bene. Si, perché nel caso di lievi acciacchi, la testa dell’ala implode e limita l’aggressione alle partite. A Sassari si è visto fare di tutto, annullare Eimantas Bendzius (mica cotica!), “scivolare” con il sedere basso sino a metà campo sugli esterni avversari, in cambi sistematici, stoppare ad altezze siderali e colpire in attacco quando serve, non per forza. Ogni allenatore vorrebbe un jolly di questo genere, soprattutto perché è produzione senza pretese, stando perfettamente nel contesto. A proposito, giusto per tenere caldo…il lettone, domenica sera c’è un certo Alessandro Gentile…
Lodi a Lodo
Lodovico Deangeli sta consumando con tutta probabilità gli ultimi giorni nella massima serie con la canotta di Trieste. C’era già un tacito accordo con la società di rimanere sino al recupero di Luca Campogrande. Al di là della gratificante e brillante prestazione in Sardegna, il suo “praticantato” altrove DEVE avere un denominatore comune: mettere a posto il tiro da fuori. Il ragazzo ha un fisico scolpito per la pallacanestro, atleta come pochi, è intelligente sul parquet ma, per il ruolo, non ha credibilità al tiro. Un potenziale di questo genere mi auguro che venga forgiato con attenta e illuminata guida, perché il ragazzo può comodamente ambire ad una serie A, da protagonista.
Il corteo che mette d’accordo tutti
E’ giunto il momento di presenziare al corteo bipartisan, quello che unisce e non divide. Intendo la massa di tifosi verso “La Mecca” del basket, l’Allianz Dome. Guardare la classifica e vedere Trieste fra le prime quattro forse è onanismo prematuro in vista di una stagione lunghissima, ma è anche vero che il record 5-2 non si vedeva dai tempi di Stefanel. Questo breve ma intenso percorso merita una cornice degna domenica sera contro Varese, soprattutto perché da sempre la spinta dell’Allianz Dome rappresenta il valore aggiunto, utile, come nel caso della sfida a Napoli, per gettare il cuore oltre l’ostacolo. C’è qualcosa di molto intrigante all’orizzonte, remando dalla stessa parte, è più facile raggiungerlo.
Raffaele Baldini
Pubblicato il novembre 7, 2021, in BASKET NAZIONALE E INTERNAZ., BASKET TRIESTINO, HighFive, News con tag Allianz Trieste, Analisi giorno dopo, Dinamo Sassari, Raffaele Baldini. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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