Analisi dal PalaDozza: grande gestione settimanale, mancata profondità e quel canestro convalidato a gioco fermo
Grande gestione della settimana dello staff tecnico
Era la settimana più difficile da gestire, quella dopo una inaspettata “scoppola” e verso una sfida impossibile alla Virtus Bologna. Dalla palla a due coach Legovich e tutti gli appassionati hanno avuto la risposta più importante: questa squadra ha un’anima. La volontà di reagire è stata incanalata egregiamente nei dettami tecnico/tattici voluti dallo staff, declinando il verbo difensivo con la giusta aggressività e fisicità. Anche sui singoli il lavoro è stato eccellente: A.J. Pacher ha mostrato la versione “cattiva” per stare a questi livelli diventando ruvido, Bartley ha attaccato come un invasato dal primo secondo la prima linea felsinea, su Gaines c’è stata la raccolta dopo una “semina” psicologica nel primo tempo (costata però 8 palle perse ndr.). Adesso però arriva un altro step di crescita, meno condizionato dall’emotività e più cosciente, strutturarsi rapidamente per essere pronti quando serve; ah si, quando serve vuol dire Reyer Venezia, senza “se” e senza “ma”.
Serve profondità
Addossare le colpe a Skylar Spencer sarebbe come pretendere che il Grande Fratello avesse dei contenuti. L’americano è stato preso per la presenza d’area e giocare sui “pick and roll”. Sulla presenza d’area mi sembra che il compito l’abbia svolto: rifilare 4 stoppate (!) ai “cristoni” virtussini e prendere 9 rimbalzi non può essere contestabile (Trieste ha vinto la sfida a rimbalzo!). La versione offensiva invece deve essere tarata in quante volte Spencer è stato messo nelle condizioni di affondare come “rollante”. Ebbene, il computo è asfittico, una alzata (peraltro non precisa) di Bossi con stoppata subita. Se pensiamo che dal giorno alla notte il lungo imbastisca un arsenale offensivo vario e incisivo, abbiamo sbagliato persona o ci svegliamo tutti bagnati da un sogno meraviglioso…
Non è tutt’oro quello che luccica
Il “trio delle meraviglie” non potrà e non sarà sempre così. E’ stata una congiunzione degli astri, ma è plausibile che più andrà avanti il torneo e più le avversarie costruiranno una cortina di ferro sulla linea da tre punti per arginare il 70% della produzione offensiva biancorossa. E’ ovvio che Davis-Bartley-Gaines sono stati scelti proprio per essere la spina dorsale della squadra, ma è necessario che i complementi siano tali. Non si chiede chissà cosa, ma almeno un paio di canestri di Campogrande, qualche tripla di Bossi e soprattutto una pericolosità continua più vicina al ferro di Pacher, perché ha le qualità per farlo (in attesa di Lever). Trieste DEVE trovare un’alternativa a qualche giornata storta degli esterni, DEVE aumentare l’incidenza dei suoi effettivi in vista delle partite che contano, anche perché a forza di spremere i suddetti (soprattutto Gaines), si rischia una crisi di rigetto.
Ma quel canestro convalidato a gioco fermo?
La pallacanestro registra un’altra “new entry” rispetto al campionario già visto agli Europei di basket: il canestro convalidato a gioco fermo. La Segafredo Bologna attacca, conclude entro lo scadere dei 24” e fra un tap-in e l’altro suona fragorosa la sirena di fine azione con arbitri rumorosamente e gestualmente convinti di annullare qualsiasi situazione conseguente. La sirena non doveva suonare perché il pallone aveva toccato il ferro, ma come si fa a convalidare un canestro quando tutte e due le squadre (eccetto l’attaccante che ha corretto a canestro la palla) si erano paralizzate al suono della sirena? Mahhh…
Raffaele Baldini
Pubblicato il ottobre 10, 2022, in BASKET NAZIONALE E INTERNAZ., BASKET TRIESTINO, HighFive, News con tag Analisi giorno dopo, Pallacanestro Trieste, Raffaele Baldini, Segafredo Bologna. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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