Analisi post Tortona: interpretazioni sulla qualità dei singoli, animus pugnandi mancato e scelte sbagliate

Non facciamoci fuorviare

Della serie…svegliarsi male la mattina e interpretare il brutto di ogni cosa. Ho la netta sensazione che si viva spesso di etichette, o comunque condizionati da quello che dice una classifica o l’onda lunga di una credibilità che sta trasformando un mazzo di broccoli in uno di rose rosse. La Bertram Tortona è forte? Sicuramente. I piemontesi sono forti anche senza P.J. Macura e Devon Harper? Si. Tutto il roster è molto forte? Parliamone. Non confondiamo la capacità di forgiare un gruppo da parte di uno dei migliori allenatori italiani con l’insita qualità del singolo soggetto. Siete fermamente convinti che Tavernelli sulla carta valesse due Campogrande? Siete sicuri che Filloy sia l’iradiddio rispetto a Ruzzier? Severini è uno spauracchio a cospetto di Lever? Filoni mette paura a Deangeli? Suvvia, diamo un senso razionale alle cose. Questi giocatori sono la sublimazione di un lavoro di squadra eccellente, di una conformazione tecnico/tattica per cui si creano le condizioni per far rendere ogni soggetto al meglio, secondo caratteristiche peculiari. E’ un po’, per fare un parallelismo, come lo Spencer di inizio campionato, rispetto a quello attuale. Senza il lavoro dello staff, corale e sul singolo, senza la bravura di Ruzzier e soci nel cercarlo e trovarlo con i giusti tempi, Skylar diventa un lungo improduttivo e quasi nocivo sul parquet. Non creiamo mostri quindi da normali complementi, diventati maestranze d’eccellenza nel laboratorio del “capo mastro” Ramondino.

Animus pugnandi

Se quello visto a Casale Monferrato è il “sacro fuoco” della squadra, ci si può fare al massimo una grigliatina per due. Linguaggio del corpo sinonimo di sazietà (incomprensibile), poca intensità sui due lati del campo, indolenza difensiva e pigrizia offensiva. Non c’è stata neanche quella carica derivante da un roster che senza Macura e Harper, diventava spuntato. La lotta per salvarsi si nutre di gente famelica, di gente con la “bava alla bocca”, esattamente come sta facendo Treviso con un roster decisamente limitato. E sarà proprio la Nutribullet il banco di prova al rientro dalle Final Eight, una sfida che se interpretata male, con superficialità, rischia di diventare l’anticamera dello stress.

Questa volta alcune scelte non hanno pagato

Coach Ramondino ti mescola le carte, Daum da “tre” e la Pallacanestro Trieste cerca nel bignami tattico un capitolo non previsto. Coach Legovich mette Deangeli sul forte attaccante e Terry su Severini; peccato che nell’incidenza di squadra, Daum riceve il triplo dei palloni e segna anche il triplo dei punti. Forse, e dico forse perché è facile con il senno di poi, uno switch fra Deangeli e Terry avrebbe limitato i danni iniziali. Avere l’accoppiata Terry-Spencer in fase di rodaggio (l’ha detto il coach stesso), poteva indurre a posticipare l’esperimento durante il match, non dalla palla a due; per approcciare bene con Tortona servono certezze, non “prove tecniche di trasmissione”. La presenza del doppio lungo ha così “regalato” una serata in ufficio a Cain, Severini e compagni di reparto, non avendo nessuno (mannaggia a Lever) in grado di portare qualcuno fuori dall’area. Oppure, mettiamola così, se hai due torri che danno profondità al gioco offensivo della squadra, servono degli “apriscatole” in grado di far male dall’arco; in casa Trieste, tolte la fiammate iniziali di Gaines e Bartley, la “scatola” è rimasta ermeticamente chiusa.

Equivoci

Gli “equivoci” in uno sport di squadra sono dei granelli che grippano il meccanismo. Luca Campogrande, Alessandro Lever, Stefano Bossi e Frank Gaines sono tali, soggetti che, per motivi diversi, non trovano collocazione adeguata per rendere fluida la gestione della squadra. Non è detto che sul mercato solo gli additivi sono utili alla causa, certe volte anche lo sfoltimento schiarisce alcune logiche tecnico/tattiche. Anche se un’ala servirebbe come il pane…

Morale alto

La giornata regala una carezza della sera: tutte le contendenti nella lotta per la salvezza capitolano, Treviso a parte. Un segnale distensivo ai fini della classifica che è sinonimo di serenità lavorativa per il prosieguo, purchè non diventi accomodamento. Bisogna creare le condizioni di far diventare questa lunga pausa una rampa di lancio emotiva per la sfida alla Nutribullet Treviso, un lento ma sostanziale carico adrenalinico per portare all’Allianz Dome più tifosi possibili e con tantissima voglia di consumare la voce.

Raffaele Baldini

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Pubblicato il febbraio 13, 2023, in BASKET NAZIONALE E INTERNAZ., BASKET TRIESTINO, HighFive, News con tag , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

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