Keys of the Match – TRENTO
Fonte: Il Piccolo a cura di Raffaele Baldini
Lavorare in palestra o tornare a giocare prima possibile dopo una sconfitta? In un roster sano la cosa migliore è tornare sul parquet per una sfida ufficiale, in quanto basta la rabbia del rovescio precedente per riallineare testa e gambe, in casa Allianz Trieste…chissà. Quello che è certo è che in un paio di giorni è veramente difficile pensare di poter attuare tutte le correttive necessarie a mettere in campo una versione più credibile di quella vista con Cantù.
Squilibrio in cabina di regia
Assortimento nel reparto regia che sulla carta non ha confronti: Blackmon-Craft-Forray è un trio complementare, in cui il primo assurge al ruolo di point-guard e cannoniere all’occorrenza, il secondo ci mette tanto fosforo e difesa e l’ultimo la “garra”, il senso di appartenenza per un vissuto trentino da bandiera della squadra. In confronto l’asse Fernandez-Elmore è a dir poco in affanno, sia perché il “lobito” non potrà recuperare del tutto la condizione fisica, sia perché il secondo è stato “mangiato” vivo dai diretti avversari ad ogni rappresentazione.
Quale Alessandro Gentile?
Alessandro Gentile è stato e sarà sempre un ago della bilancia per rendimenti agli antipodi: o spacca in due le partite o è controproducente. Non è una questione di realizzazioni, quanto la produzione si lega con il gioco di squadra; andiamo infatti dai 0 punti nella vittoria con Pesaro ai 25 nella sconfitta con Cremona; tutto quindi prescinde dal bottino finale. Di sicuro il gioco spalle a canestro o le penetrazioni con grande fisicità non sono arginabili da nessun giocatore in maglia biancorossa triestina, soprattutto visto lo Strautins del momento. E’ giunta l’ora di Andrea Coronica, uno che perlomeno non rende la serata di Alessandro Gentile… una passeggiata di salute.
E se i lunghi decidessero di giocare?
Akil Mitchell e Derek Cooke non sono e non saranno mai dei terminali offensivi credibili. Merita però fare un tentativo di inculcare loro il concetto di dominanza fisica in area pitturata, calcolando che di fronte c’è l’indolente Justin Knox, conosciuto dal pubblico triestino, e “Dada” Pascolo, non propriamente un bronzo di Riace per presenza d’area. Lo stesso Rashard Kelly, pur con i suoi 203 centimetri, aiuta certamente a rimbalzo (5.8) ma non è un cuor di leone difensivo.
Unica via: imbruttire la partita
Trieste ha vinto tre partite su tre rendendole…brutte. Al momento non ci sono i termini tecnico/tattici (né fisici, a detta dello stesso Dalmasson) per vedere una spumeggiante prestazione, ci potrebbero essere i termini morali per sbattersi e portare fino in fondo Trento. Come? Spezzando il ritmo dei padroni di casa, smorzando l’entusiasmo del pubblico e provando a dare la zampata nel finale, magari indovinando una lettura corretta una volta tanto.
Pubblicato il dicembre 24, 2019, in BASKET NAZIONALE E INTERNAZ., BASKET TRIESTINO, HighFive, News con tag Allianz Trieste, Dolomiti Energia Trento, Le chiavi, Raffaele Baldini. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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