Keys of the Match – FORTITUDO BOLOGNA
Fonte: Il Piccolo a cura di Raffaele Baldini
Due squadre travolte da due tir in corsa, Trieste da un mezzo pesante lungo come tutta una stagione, la Fortitudo da uno marchiato “Vù-nere” e parcheggiato sotto casa, nel derbyssimo perso malamente alla Fiera. Chi sta peggio? Ovviamente Trieste, sull’orlo di una crisi di nervi (forse anche oltre l’orlo), con un’identità mai trovata e un ambiente ormai saturo. Non sarà l’arrivo di Deron Washington a risolvere le problematiche, serve una reazione di squadra e la sfida con Bologna può essere un’ottima occasione.
Svuotamento da derby
Il derby di Bologna è un virus che ti prende al momento dell’uscita del calendario e si incista nell’ambiente felsineo per tutto l’anno, con punte indicibili nel giorno della sfida diretta. Non c’è vantaggio o svantaggio a seconda del risultato finale, c’è un pieno di emozioni che inevitabilmente viene svuotato al suono della sirena del quarantesimo minuto. La Fortitudo, che porta sulla schiena 32 “pugnalate” inferte dai virtussini, vive sicuramente una settimana complessa, improntata all’esigenza di cancellare prima possibile l’onta del derby. Sarà quindi una “Effe” incattivita, ma senza ombra di dubbio svuotata, soprattutto nella testa. Trieste può approfittare, sempre che la squadra di Dalmasson non sia più svuotata dell’avversaria.
Non c’è partita sulla carta in area pitturata
Con il possibile rientro di Ed Daniel la Fortitudo acquisisce maggior forza vicino al ferro, elemento non secondario visti gli anticorpi debolissimi triestini. In prima battuta Henry Sims, giocatore di stazza con qualità tecniche indubbie, non solo in area pitturata ma anche con un tiro credibile dalla media. Per caratteristiche, uomo in grado di mettere a nudo l’indolenza difensiva di Mitchell. Qualora coach Martino decidesse di mettere sul parquet il rientrante Daniel, allora i problemi si raddoppiano, con punte di maggiore spettacolarità. In linea generale comunque tanto del gioco fortitudino passa per l’area, con i terminali sopra descritti o con il gioco in post basso di Mancinelli.
La difesa sugli esterni
Ogni serata con l’Allianz Trieste di fronte è stata una passerella di gloria per gli esterni: da Teodosic a Clark, tutti hanno beneficiato della prima linea “fantasma” giuliana. Nelle otto partite vinte dai bolognesi, i terminali più incisivi sono stati proprio Kassius Robertson e Pietro Aradori, rispettivamente con 16.6 punti a partita, il 65.8% da due punti (!) e il 39.3 da tre punti, e 14.8 punti per l’italiano. Entrambi hanno come rovescio della medaglia il fatto che, se in giornata no, rischiano di trascinare il gruppo nella melma. Chi non ha di questi problemi è Matteo Fantinelli, metronomo dall’intelligenza cestistica superiore e possibile mis- match fisico con Jon Elmore.
Pubblicato il dicembre 29, 2019, in BASKET NAZIONALE E INTERNAZ., BASKET TRIESTINO, HighFive, News con tag Allianz Trieste, Fortitudo Bologna, Le chiavi, Raffaele Baldini. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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