Analisi del giorno dopo: sfoggio di trasparenza, così si può vincere anche nelle sconfitte
Un insulto all’intelligenza
-18, -19, -14 (senza 4 to player avversari ndr.), -12 (perdendo la differenza canestri ndr.). Sono questi i numeri che smontano qualsiasi tesi difensiva credibile, non tanto per i numeri in sé, quanto per come sono maturate queste sconfitte. “Un primo quarto senza dubbio che in chiave di lettura della partita ci ha penalizzato in modo importante, in modo definitivo direi. Poi c’è stato grande equilibrio anche nel punteggio, siamo arrivati a riportarci sotto la doppia cifra di svantaggio. C’è stata una buona reazione, finalmente un primo momento in cui abbiamo visto la squadra ricompattarsi.” Siamo sicuri che sia tutta qui la disamina? Non c’è un cenno alla (non) risposta del chiaro invito fatto dal coach nel prepartita a restare uniti, non c’è una digressione sull’approccio nullo, non c’è spiegazione ad uno schema per la giocata finale; c’è soltanto una fragilissima volontà di mettere sotto il tappeto le “scorie” di una partita non giocata. Mi sarei aspettato qualcosa di simile (cit. Jasmin Repesa): “Per prima cosa sarebbe scorretto non partire con i complimenti a Brindisi, che sta giocando un basket di altissimo livello e di una grandissima qualità. Ci hanno dato uno schiaffone sotto tutti i punti di vista ad iniziare dall’energia, dove sembravano due squadre che facevano sport diversi. Chiaramente mi dispiace per i tifosi ma anche per i ragazzi – continua coach Repesa – perché non sono riusciti a reagire e a pareggiare con la comunicazione, la durezza mentale e fisica, l’energia e con il tagliafuori ma non ci siamo riusciti. La realtà è che abbiamo avuto un calo enorme nella seconda parte della stagione e mi dispiace per non essere stato con la squadra un mese, ma anche questa non può essere una scusante. Sono tornato e sto provando a mettere a posto le cose, ma purtroppo qualcuno non riesce a rimettersi in carreggiata e lo avete visto anche contro Brindisi. Nell’ultimo quarto ho ammonito qualche giocatore per quanto riguarda il linguaggio del corpo e per l’energia. Purtroppo ho paura che si possa tornare a come era nello scorso anno e negli anni precedenti, dove per alcuni era uguale vincere o perdere. Io però questo non lo permetto, perché sono uno straorgoglioso e quando succedono queste cose divento un animale pericoloso”. Conosco Eugenio Dalmasson da tanti anni, ho sempre riconosciuto ed apprezzato l’onestà intellettuale ma in questo momento non può pensare che siamo tutti fessi, addomesticabili con un paio di parole di prammatica. Per rispetto nei confronti di una piazza, trovo molto più propedeutico vuotare con trasparenza le problematiche, anche perché non vedo NULLA di grave nell’ammettere le debolezze del momento, siano esse tecnico/tattiche, fisico/atletiche che di gestione dello spogliatoio; fa parte dello sport. Anche perché oggi si gettano le basi per il domani, in chi vuole far parte del progetto e chi no. Qualcuno potrebbe dire che il dovere dello staff tecnico è quello di lavare i panni sporchi fra le quattro mura di uno spogliatoio. Certo, preservi i tuoi giocatori, anche i giocatori però devono meritare la difesa.
Fisicità
E’ la parola ricorrente che coach Eugenio Dalmasson mette sul piatto della bilancia di una partita di pallacanestro, sempre nell’accezione di impotenza dei suoi verso i diretti avversari. Peccato che il roster era stato creato in estate in nome della maggior fisicità (certo, Udanoh contava), invece ci siamo ritrovati normo-linei come Doyle, Delia, Upson… come furono i vari Elmore, Justice, Hickman, Mitchell. Quindi? C’è bisogno ASSOLUTO di riprendere addetti ai lavori che sappiano scegliere le competenze; sono ormai due/tre anni che si sbaglia la scelta degli americani, anche in maniera marcata, oppure, ma questo ce lo devono dire loro, non sono stati messi nella condizione di giocare la loro miglior pallacanestro. In entrambi i casi, c’è da fare un esame di coscienza approfondito, sia sullo staff tecnico che… sullo staff tecnico (visto che manca il GM o Direttore Sportivo).
Playoff possibili
Quali sono le altre due squadre in crisi assieme all’Allianz Trieste? La Vuelle Pesaro e la Fortitudo Bologna. Bene, entrambe incroceranno il percorso di Cavaliero e soci, entrambe con difetti strutturali, diversi ma marcati. La prima è proprio la compagine marchigiana dell’ “orso” Repesa, orfana di Carlos Delfino, ha incontrato un indubbio calo fisico nell’ultima parte di stagione; come sempre capita in roster meno debordanti di talento, le gambe che non rispondono agli input della testa rischiano di condizionare…la testa stessa. Uomini che palesavano esuberanza cestistica come Filipovity, Tambone, Drell, Robinson sono implosi lasciando ai pretoriani Delfino, Cain e Zanotti le redini del gruppo. C’è però una discriminante, l’orgoglio di cui sopra che caratterizza le squadre di Repesa, indomite e soprattutto capaci di reagire ai momenti complessi; non è un caso che, nelle stesse condizioni, Pesaro ha battuto la Fortitudo a Bologna. L’Allianz però non può prescindere dall’amor proprio, da quello che ha costruito lungo una stagione, cioè un posto fra le otto migliori.
Raffaele Baldini
Pubblicato il aprile 15, 2021, in BASKET NAZIONALE E INTERNAZ., BASKET TRIESTINO, HighFive, News con tag Allianz Trieste, Analisi giorno dopo, Dolomiti Energia Trento, Raffaele Baldini. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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